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Bollettino del Centro Camuno di Studi Preistorici - Vol. XXV-XXVI - 1990

LE SCOPERTE DEL 1988(*)

Giancarlo ZERLA

Premessa

Nel corso di quasi vent'anni ho avuto modo di segnalare agli studiosi di professione una serie di ritrovamenti archeologici sull'altopiano di Ossimo-Borno, comprendenti quattro statue-stele preistoriche, l'abitato dell'Età del Ferro di VaI Camera a Borno, le tombe preistoriche di Trempana a Ossimo. Queste e altre segnalazioni minori hanno destato notevole interesse per lo studio della preistoria e dell'età romana dell'altopiano. Le ricerche sono state condotte con la collaborazione di mia moglie Amalia e, più di recente, di mio figlio Manuel.
I massi istoriati di età calcolitica, indicati come statue-menhir e statue-stele(1) sono la più nota peculiarità preistorica della zona. In relazione a ciò, nel corso di mie esplorazioni o seguendo informazioni ricevute, ho esaminato in questi anni numerosi massi dalle forme seducenti, sperando che fossero stele. Ho sempre avuto la sensazione che fosse di aiuto dare credito alle leggende locali, alla gente che diceva di avere visto segni sulle pietre. Le località di Asinino, Pat, Predenar, Baleggie e Corno della Luna sono legate a storie e leggende ancora tramandate dagli anziani del paese.
Il 24 gennaio 1988 svolgemmo con Francesco Fedele un esteso sopralluogo non solo nelle località di Asinino e Pat, ma a Dàssine e al lago artificiale di Lova, in quanto alla fine del 1987 il prof. Fedele mi aveva espresso l'intenzione di avviare ricerche e scavi sul Calcolitico dell'altopiano. Fui incitato a non perdermi d'animo e a continuare le ricerche nei luoghi che erano oggetto delle leggende. Stimolato dalla nuova prospettiva, alla fine di febbraio portavo in luce con mia moglie tre statue-stele nelle località di Asinino-Anvoia e di Passagròp, sopra le case Pat.

I luoghi, le leggende e le stele

Le tre nuove stele del febbraio 1988 sono state trovate in comune di Ossimo, 2 km circa a nordest dell'abitato di Ossimo Superiore, non lontano dalla baita di Asinino (in dialetto Asnì) presso cui fu rinvenuta anni orsono la stele Ossimo I. La zona è situata tra la Val Màrsa e la valle dell'Inferno, che si gettano da ovest nel torrente Lànico. Poco sotto Asinino e Pat si trova la località di Ceresolo, anch'essa nota per il rinvenimento di due statue-menhir preistoriche, dette "stele di Bagnolo".
Il paesaggio, per le diverse caratteristiche morfologiche e climatiche, può considerarsi adatto a ogni genere di attività contadina. La vegetazione è composta da conifere, castagni, noccioli, ontani, faggi, aceri e molti ciliegi selvatici; caratteristici sono alcuni piccoli ripiani a pascolo. Fino a pochi anni or sono le molte baite ai margini di questi pianori erano adibite a dimora estiva per la pastorizia, mentre altri spazi erano coltivati a cereali e legumi.
Nonostante l'abbandono della campagna, l'ambiente è suggestivo e gode di un'ampia vista panoramica sulla valle verso est (Malegno, Breno) e sulle montagne circostanti, dalla Concarena verso nordest al Pizzo Badile con il massiccio dell'Adamello verso est. Queste sono in particolare le prerogative del ripiano di Asinino-Anvòia. Qui l'uomo preistorico deve avere trovato un ambiente ideale per le sue esigenze di sopravvivenza, non solo in relazione all'insediamento ma anche allo sviluppo della sua cultura e della sua filosofia religiosa. Con gli ultimi ritrovamenti, questa zona è infatti la più ricca della Valcamonica per quanto riguarda le statue-menhir del Calcolitico.
A Pat è legata la storia di luogo di culto dei morti e vi è un grande prato che porta il nome di Pre' de Mort. Fino a 35 anni fa la gente di Ossimo veniva qui in processione votiva e propiziatoria, pregando per il buon esito della stagione e raccomandandosi ai morti affinché il raccolto fosse abbondante. Ancor oggi le vecchie del paese si recano a Pat per dire il rosario; sul luogo è stata eretta pochi anni fa una cappella in sostituzione di una più antica.
Il "campo dei morti" presenta tuttora segni che suggeriscono la presenza di strutture rettangolari sepolte, vicine l'una all'altra, forse i resti di un villaggio per appestati e lebbrosi. La tradizione vuole infatti che l'area fungesse da lazzaretto. Nelle vicinanze un canale, forse un acquedotto, costruito interamente con pie tre talvolta molto grandi, percorre la costa per una lunghezza di circa 500 metri fino alla valle dell'Inferno. Le strade campestri che portano a Pat presentano nei muri grandi pietre sporgenti: le loro forme fanno pensare a statue-menhir preistoriche e varrebbe la pena di esaminarle attentamente.
La nuova statua-menhir di Asinino, denominata Ossimo-4, è stata scoperta all'Anvòia a ovest di Asinino. Era immersa nel terreno con la faccia istoriata rivolta in alto, proprio al livello della zolla erbosa. Sembrava mancare di una parte della base.
A una prima ripulitura essa mostrava cerchi concentrici, coppelle, un pendaglio a occhiale, e linee parallele a forma di collare. Un curioso motivo geometrico è presente ai lati. Non era da escludere la sovrapposizione di fasi diverse all'interno della composizione.
Il secondo monumento da noi ritrovato, detto Ossimo-5, si trovava nel bosco di conifere al margine del ripiano di Passagròp sopra case Pat. Il masso era parzialmente interrato, ma si sono potute immediatamente notare numerose istoriazioni, fra cui un certo numero di cervi, uno con evidenti corna a palco, e forme quadrate con linee parallele e frange su due lati.
Il terzo masso, Ossimo-6, affiorava al margine di un appezzamento tenuto a mais sui ripiano di Passagròp, non lontano dalle baite rimodernate di questo nome. Mia moglie Amalia, incuriosita dalla forma della pietra, ha scavato un poco lungo un lato. Ciò ha permesso di scoprire al centro della faccia in parte nascosta 7 o 8 solchi paralleli, che l'attraversavano sul modello del "Capitello dei Due Pini" di Paspardo, la nota composizione monumentale calcolitica. Non è stato possibile individuare altri segni perché il masso era ricoperto da uno strato di licheni e d'incrostazioni. Eseguite fotografie, la stele è stata lasciata nella sua posizione per dare agli studiosi la possibilità di svolgere uno scavo sistematico.
La distanza tra i monumenti 5 e 6 è di una ventina di metri. A circa 5 metri dal numero 6 affiorava dall'erba un altro masso che avrebbe meritato di essere scavato ed esaminato.
Il luogo di questi ultimi ritrovamenti è collegato alla località di Asinino-Anvòia da un sentiero di circa 500 metri. La distanza tra Asinino-Anvòia e il luogo di ritrovamento della stele Ossimo-1 è a sua volta di 260 metri. Tra Ceresolo ("Bagnolo"), Asinino e Passagròp si sono finora ritrovate dunque, in un'area di neppure mezzo km quadrato, almeno sei statue-menhir. È chiaro che i ritrovamenti fortuiti finora avvenuti rendono la zona quanto mai promettente (Zerla, 1988a).

Nuove scoperte a Ossimo Inferiore

Il 10 marzo comunicai la scoperta delle stele Ossimo-4, 5 e 6 al prof. Anati e al Centro Camuno di Studi Preistorici, e il 6 Anati, Fedele e io conducemmo un sopralluogo alle due località con l'intendimento di valutare il da farsi.
L'opportunità di eseguire finalmente degli scavi apparve evidente. Delle scoperte furono portati subito a conoscenza la Soprintendenza Archeologica della Lombardia, tramite l'ispettrice Dr Raffaella Poggiani Keller, e il Sindaco di Ossimo, Simone Maggiori. Nel mese di aprile F. Fedele elaborò un documento in cui formulava le linee di un intervento archeologico nel 1988.(2)
A poco più di due mesi da questi importanti ritrovamenti, la insistente perlustrazione del territorio di Ossimo insieme a mia moglie Amalia e a mio figlio Manuel ha portato a una nuova scoperta. Il 13 maggio constatavamo infatti la presenza di istoriazioni su due monoliti esposti da alcuni anni in giardini di Ossimo Inferiore.
Il ritrovamento è avvenuto in due proprietà contigue al centro del paese, in una strada privata trasversale a via Dante. Il luogo dista 280 m dal punto di ritrovamento della stele Ossimo-2 (attualmente al Centro Camuno di Studi Preistorici a Capo di Ponte) e circa 1100 m dal sito delle stele Borno-l e 4, esposte rispettivamente a Milano e nel municipio di Borno.
L'abitato di Ossimo Inferiore è situato in una conca, delimitata a nord dalla collina di S. Carlo di Ossimo Superiore e a sud dal dosso di S. Damiano (un probabile sito della tarda preistoria) e dalla collina di Nasino. È una piccola valletta che ben si prestava a uso agricolo, essendo il terreno fertile e abbondante: essa fu coltivata intensamente fino a circa quindici anni fa.
I proprietari dei terreni, le famiglie Zendra e Feriti, ignoravano l'esistenza e quindi il valore culturale delle incisioni. Invitati da noi a osservare le due pietre, essi non notarono altro che le evidenti scalfitture prodotte dalla ruspa cinque anni prima, quando i massi furono trovati nei lavori di sbancamento per la costruzione di un seminterrato adiacente alle abitazioni.
Le stele, in base alla numerazione progressiva che attribuiamo ai monumenti di questo genere trovati nel territorio comunale di Ossimo, sono la settima e l'ottava. La Ossimo-7 è un tipico masso di arenaria "verrucana" (dal nome di una formazione geologica), integro in quasi tutte le sue facce, alto 150 cm e largo 120. Cinque animali posti l'uno sull'altro, capre o cerve, e due figure di animali panciuti, forse suini, occupano la parte superiore sinistra.
Procedendo verso destra e verso il basso si notano una fila verticale di ben tredici cerve di perfetta fattura e di grande eleganza; un rettangolo con frange laterali attraversato parzialmente da solchi perpendicolari (simile a quelli della stele Ossimo-5 ora scoperta); a destra di questo un disco solare con i raggi profondamente incisi; subito sotto due cervi con palchi ramificati e una cerva unita a un cerbiatto.
Circa 30 cm più in basso c'è un piccolo animale volto a sinistra, in senso contrario agli altri. Sotto il "sole" vi sono due animali, una serie di pugnali rivolti verso destra, e alcune incisioni poco decifrabili Sulla faccia laterale destra troviamo tre animali che potrebbero essere tassi, volpi o lupi. La faccia posteriore è abrasa e in pessimo stato di conservazione.
Il monolito Ossimo-8, secondo le informazioni, era conficcato nel terreno per almeno un metro e faceva quindi prevedere dimensioni cospicue. Le incisioni visibili si riducevano a sette solchi paralleli e a una serie di 37 coppelle. La forma della parte visibile faceva pensare alla base del menhir, volutamente appuntita, secondo le osservazioni di Fedele e di Anati.
Dopo il dissotterramento e il capovolgimento, effettuati l'8 luglio, si è potuta ammirare una statua-menhir di pregevole fattura, alta 2 metri e mezzo e larga circa 110 cm, complessivamente di forma colonnare. La pietra aveva subito nume rose scalfitture durante il trasporto effettuato dai proprietari del terreno. Questo masso monumentale è istoriato su due facce. La principale porta in alto un piccolo sole e un cervo, e subito sotto una fila di quattro omini stilizzati che si tengono per mano, seguiti da cervi e da un'altra fila di tre omini nella stessa posizione dei precedenti. Sul resto della superficie è sparsa una notevole quantità di animali: cervi, canidi, capridi, lupi o volpi e forse bovidi. Sul lato destro si notano, oltre ai soliti animali, numerose coppelle e fra esse un aratro tirato da due buoi seguiti da un ornino. La faccia posteriore porta un rettangolo chiuso e frangiato dello stesso tipo di quelli trovati sulle stele Ossimo-5 e - nel giardino accanto - Ossimo-7 (Zerla, 1988b).

Conclusioni: il significato del 1988

L'intero altopiano di Ossimo-Borno è stato ispezionato in questi anni e già nel lontano 1962 condussi a Ossimo il prof. Anati per osservare alcune tracce di possibile interesse preistorico. Le ricerche sue e mie vi hanno riconosciuto uno dei territori più importanti per lo studio dei culti dell'età calcolitica alpina, come testimonia l'elevato numero di statue-stele fin qui trovate: 15, con quella denominata Borno-5, affiorata in uno sbancamento per il metanodotto ai primi d'ottobre del 1988.
Purtroppo, a differenza di altre parti della Valcamonica, il nostro altopiano non è mai stato oggetto di uno studio sistematico, né tantomeno, fatta eccezione per la necropoli romana di Borno, di scavi condotti con metodi scientifici. Eppure sono molte le testimonianze del Calcolitico, l'Età del Rame, e forse quelle di altri momenti della preistoria. Come tacere il sito di Val Camera di Borno dell'avanzata Età del Ferro, dove si auguravano di effettuare scavi sia il prof. De Marinis che il prof. Fedele? o Dàssine, dove venne alla luce il masso Borno-2 e si ipotizzò l'esistenza di capanne sepolte? o le due tombe di Trempana di Ossimo?
Per il Dos del Cigno sotto Ossimo Superiore il prof. Anati ipotizzò una tomba a tumulo (BCSP 8, 1972, p. 247). Ultimamente, nei pressi, ho notato una strada dalle caratteristiche molto antiche, con la carreggiata scavata nella roccia e muretto a monte costruito a secco con grandi pietre (Zerla, 1988a, p. 10). Il prof. Fedele vedendola ha suggerito che si tratti di una via protostorica: un sopralluogo effettuato da archeologi romanisti sarebbe certamente opportuno. Ma qui come altrove nel nostro territorio mai nessuno ha compiuto ancora uno studio razionale per ciò che concerne l'occupazione preistorica.
Non sarebbe forse giunto il momento di dare una svolta concreta alla ricerca preistorica e storica? Questo è anche un appello per riportare alla luce ogni possibile frammento di storia antica e - perché no? - l'occasione per creare a Ossimo o a Borno un museo che accolga e spieghi le molte statue-stele dell'altopiano sparse per la Lombardia.
Gli interventi di scavo scientifico, i primi del genere, che si sono potuti svolgere nel 1988 nei nuovi siti di Asinino e di Pat-Passagròp, è auspicabile che possano segnare l'inizio ditale svolta. L'amministrazione comunale di Ossimo nella veste del Sindaco Maggiori e dell'Assessorato alla cultura da me gestito, si rende disponibile affinché le iniziative e le proposte ora dette si concretino in un progetto di ricerca che dia nuova immagine al nostro Comune e apra prospettive di cultura, di conoscenza del territorio e di sviluppo turistico.
Personalmente mi auguro che le scoperte che si sono aggiunte nel 1988 alle conoscenze passate, e i lavori sistematici iniziati, abbiano un futuro e aprano nuovi orizzonti alla ricerca scientifica(3).

NOTE
* Questo articolo è una versione riveduta delle tre relazioni con cui ho comunicato alla Soprintendenza Archeologica della Lombardia e al Centro Camuno di Studi Preistorici le scoperte di statue- stele del 1988, in data 1° marzo e 2 e 9 luglio.
1. Secondo E. Anati (1982, p. 196) si possono distinguere "statue-menhir", monoliti dalla forma naturale, e "statue-stele", massi intenzionalmente modellati dall'uomo, ma in questo articolo i due termini saranno usati in modo relativamente promiscuo.
2. "Ossimo, località Pat e Asinino. Proposta e linee di intervento archeologico 1988", 2 pagine.
3. Una nota particolare di ringraziamento desidero dedicare ai proprietari dei campi in cui sono situate le nuove stele di Ossimo, Virgilio Franzoni e Zani Amelia Olga, e alle seguenti persone per l'aiuto apportato alle mie ricerche del 1988: Amalia Bassi Zerla, Manuel Zerla, Marino Zendra, Federico e Christian Zerla, il geom. Damiano Isonni, il Brigadiere Vargiu S. e i militi della stazione di Borno, e il personale tutto del Comune di Ossimo.

BIBLIOGRAFIA
ZERLA 1988a Tre nuove statue-menhir nel comune di Ossimo, Vallecamonica, B.C. Notizie, vol 5 (2), pp. 9-11
ZERLA 1988b Ancora nuove scoperte ad Ossimo, B.C. Notizie, vol 5 (3), pp. 12-13


estratto da: Bollettino del Centro Camuno di Studi Preistorici - Vol. XXV-XXVI - EDIZIONI DEL CENTRO 1990 - pagg. 176 - 180
© 1990 by Centro Camuno di Studi Preistorici, capo di Ponte (BS), Italy


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